L’oratorio (o cappella) di San Pietro si trova nel castello di Felino, all’interno della torre sud-ovest. Prime notizie certe di un castrum a Felino risalgono al 1140. Probabilmente già in precedenza vi sorge una fortificazione nell’area dell’antica curtis Felini, di cui si parla sia in un documento di Ludovico II dell’870 sia in una lettera del 948 di Lotario II.
La storia del feudo di Felino è legata in modo indissolubile alla famiglia, e potente dinastia, dei Rossi, responsabili del massimo splendore di questa struttura: tengono il feudo di Felino per più di cento anni. A loro si deve l’attuale struttura, quadrangolare con quattro torri angolari delle quali una – il mastio – è speronata e con una torretta di guardia sul ponte levatoio, dove si trova l’unica porta. Il castello è considerato inespugnabile e serve in particolare a Pier Maria Rossi come base e come difesa nelle lotte per la supremazia su Parma contro le famiglie dei Terzi, dei Pallavicino, dei Fieschi e dei Torelli. I Rossi mantengono il castello per oltre 100 anni, poi Ludovico il Moro lo conquista ed è proprio in questo periodo che Pier Maria fa riedificare l’oratorio di San Pietro (siamo nel 1454-55).
L’interno è affrescato con stemmi delle casate che si susseguono nel possesso del castello, tra cui ricordiamo Jacopo Rossi (feudatario di Felino dal 1405 al 1440), Pier Maria Rossi (1440-1482), Galeazzo e Girolamo Pallavicino (1502-1520), Pallavicino e Luigia Pallavicino (1520-1540), Francesco Sforza di Santa Fiora (1575-1598), Girolamo Rho (1632-1644), il marchese Jacopo Gaufridi e la contessa Vittoria Anguissola (1645-1650).
La pieve di Sant’Ilario Baganza, nella piccola frazione di Felino, ha forme romaniche e barocche. Edificata tra XI e XII secolo, in origine è cappella di ricovero per pellegrini. Prima testimonianza certa della sua esistenza nell’anno 1230: la Cappella Sancti Ylarii del Bagancia risulta dipendere dalla non lontana pieve di Sant’Antonio Martire a Barbiano (altra frazione). Viene ampliata nel 1322 con la sopraelevazione della navata e l’edificazione della nuova abside a pianta rettangolare;, nel 1472 viene costruita la torre campanaria in pietra. Ancora ingrandita tra il XVI e il XVII secolo con nuove campate e due cappelle laterali, nel 1686, vengono realizzate le volte a crociera di copertura, in sostituzione delle capriate e innalzata la nuova facciata. Verso il 1970 la chiesa è soggetta a restauri. Gli ultimi lavori risalgono al 2005: sistemate le coperture e le murature ormai degradate, seguono interventi di ripristino dei pavimenti, della facciata, delle opere d’arte e del campanile.
La pieve ha un impianto a navata unica. La facciata seicentesca, del tutto intonacata, è suddivisa in due parti in senso orizzontale; il portale d’accesso è affiancato da due nicchie dipinte; in alto, al centro, domina una bifora con colonnine in pietra. Oltre i capitelli di tipo dorico che completano le lesene, risalta il timpano, con finestra circolare al centro.
I fianchi e il retro, rivestiti in blocchi squadrati di pietra, mostrano i segni di varie aggiunte nei secoli. Di lato, oltre la prima campata, si snoda un fregio trecentesco ad archetti pensili. Sul lato sud si innalza il campanile in pietra, con cella campanaria aperta su ciascun lato con un’ampia monofora ad arco sovrapposta a una bifora. L’abside a capanna, dell’anno 1322, è decorato con tre archi a tutto sesto in rilievo.
La navata, coperta da quattro volte a crociera intonacate di diversa ampiezza, è rivestita a lato in pietra. Le due paraste sono coronate con gli originari capitelli romanici in arenaria, decorati con bassorilievi raffiguranti motivi vegetali e zoomorfi, tra cui una notevole naumachia. Della stessa epoca, due formelle in pietra murate nella cappella sinistra, ornate con bassorilievi che raffigurano la Lotta tra il Bene e il Male (un uomo che sconfigge un drago) e due Portatori d’acqua. Accanto all’ingresso, incastonata nella parete, si trova una roccia, conosciuta da secoli come pietra di Sant’Ilario e da molti considerata taumaturgica.