Le interviste impossibili – A cura di Giovanni Ballarini – I salami di Benedetto Antelami

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Con il nuovo millennio la pianura padana è un fiorire d’attività, s’innalzano splendide cattedrali dalle bianche facciate e a Parma un grande caput magister scolpisce nuove statue per un magnifico Battistero costruito con i rossi marmi che arrivano dai lontani colli veronesi.

Le statue che Benedetto Antelami, con la sua corporazione di lapicidi e architetti detti magistri antelami, sta destinando all’interno del Battistero si dice siano di antico stile religioso, mentre suscitano interesse, se non quasi scalpore, le formelle, gli alti rilievi e le statue destinate per l’esterno e che dovendo parlare a un popolo illetterato si dice debbano avere un realismo dimenticato, una reinvenzione che merita una mia intervista. Siamo nell’avanzata primavera, quasi al solstizio d’estate e quando arrivo a Parma trovo la città trasformata in un grande cantiere nel quale in un’apparente grande confusione, si lavora da mane a sera.

Nella taverna in cui alloggio vengo a sapere che il giorno più propizio per intervistare Benedetto Antelami è allorché il cantiere tace, la domenica dopo la messa celebrata dal Vescovo, quando il magister passeggia lungo il torrente che ha lo stesso nome della città. È nella taverna che alla sera, mangiando e ascoltando i discorsi dei lapicidi della corporazione dell’Antelami, ho la conferma che il magister scolpisce e fa scolpire le sue statue documentandosi, cercando notizie su elefanti, cammelli e altri animali, richiedendo modelli… Nel passato si è fatto portare delle rape e recentemente ha chiesto, proprio al taverniere che mi ospita, un grande salamen. Non un qualunque pesce o cibo conservato col sale, ma quel grosso prodotto di carne suina, lavorata e conservata col sale, tipico della zona e che il magister ha gustato e apprezzato più volte.

Gentile Maestro, la ringrazio di aver accetto di passeggiare con me lungo il torrente e lei, che credo originario della Val d’Intelvi e che ha viaggiato vedendo e lavorando nelle nuove cattedrali della lontana Francia, come giudica questa città?

Parma è una città che giustamente merita l’antico titolo bizantino di Crisopoli, Aurea Parma, anche per questo ama il bello e il nuovo, in architettura, arti e mi apprezza con la mia corporazione. Una città che, voglio aggiungere, ama il buon vivere, il bel vestire e il buon cibo e non è un caso che proprio a fianco del Battistero che sto costruendo abitano i De Adam che ben sanno come i parmigiani non mangiano i normali tortelli come in altre città, ma i più raffinati tortellos sine pasta (ma l’Antelami non sa che dopo un secolo sarà Salimbene De Adam che nella sua Cronica documenterà questa caratteristica). Parma è anche una città dove la critica regna e per questo, solo in questa città, per evitare ogni confusione o fraintendimento ho ritenuto di mettere il mio nome e la data su una scultura e sul portale del Battistero che sto costruendo, una precauzione che dovrebbero prendere anche altri (L’Antelami non può sapere quello che circa cinquecento anni dopo avrebbe fatto Michelangelo Buonarroti nella sua Pietà, ora in San Pietro a Roma).

Ho già visto alcune delle sue nuove sculture, ma perché le fa così realistiche, tanto da sembrare poco religiose? Se mi permette, prendendo anche spunto da alcune dicerie, non voglio dire critiche, fin che nelle sculture per un Battistero vi sono grano, vite e anche rape può andare bene, ma si dice anche che vi saranno dei salami, oltre tutto di un maiale, che nel sacro Vangelo di Matteo e di Luca è l’animale nel quale Gesù destina lo spirito immondo scacciato da un indemoniato.

Le immagini di vita che il popolo vede devono essere credibili, altrimenti non sono accettabili neppure le immagini della religione e della fede. Per questo in una formella voglio rappresentare anche due grandi salamen in una cucina e dove accanto al fuoco sono appesi ad asciugare e iniziano la loro maturazione. Solo qui ho visto e gustato questo salamen preparato soprattutto con le carni di maiali delle vicine colline di Filinum, e confezionato e maturato nell’ultima parte dell’intestino che assicura una lunga e proficua maturazione. Solo qui a Parma lo rappresenterò, perché è qui che il popolo parmigiano deve vedere la concretezza della sua vita e del suo cibo, con la speranza inoltre che il salamen che rappresenterò rimanga come un modello per il futuro, come la lunghezza del braccio, pertica e altre misure segnate sul Palazzo di città (L’Antelami non sa che il salamen in questione sarà poi denominato Salame Felino).

Gentile Maestro, mi ha convinto e le auguro di proseguire anche su altri alimenti che rendono speciale la terra che la ospita. Da parte mia vorrei cenare con Lei abbinando uno di questi grandi salamen parmigiani al pane e soprattutto al succo della brusca vite locale.

Con vivo piacere.